martedì 1 luglio 2014

Democrazia Scientifica


Spesso ci si trova a fare i conti con leggi vecchie ed inutili, in un sistema democratico, quello italiano, che richiede tempi lunghissimi per cambiare anche solo un mezzo valore, una finta virgola, od un termine per sostituirlo con uno più adatto.
Ma che c’entra questo con la Scienza? Bè, immaginate una ditta che utilizza delle sorgenti radioattive per“fotografare” l’interno di grossi pezzi in metallo al fine di scoprirne difetti di produzione. Il responsabile di questa ditta dovrà adottare particolari standard di sicurezza, seguendo delle norme e delle leggi che vanno genericamente sotto il nome di tecniche e metodologie di Radioprotezione.
La radioprotezione è un di quegli ambiti nel quale lavorano e collaborano ricercatori di settori diversissimi, come medici, fisici, biologi, ingegneri. E’ una disciplina che evolve  velocemente  quasi quanto la tecnologia, e ogni giorno si aggiungono piccoli pezzi che vanno a formare le competenze scientifiche in materia. Ogni giorno qualche ricercatore in giro per il mondo si inventa un nuovo metodo per ricreare dei materiali simili ai tessuti umani, da poter usare come cavie inermi, integrati con sensori per rivelare la dose che viene assorbita a questa o quella profondità nel corpo umano. Ogni anno centinaia di articoli vengono pubblicati con l’intento di dare a mamme e papà che lavorano con questo tipo di sorgenti, la certezza sempre maggiore di poter invecchiare sani accanto ai loro figli.
Ecco, la legge che indica i limiti di esposizione per le singole parti del corpo, il relazione alla sensibilità di quel tessuto/organo alle radiazioni, è ferma al 2000 e qualcosa… 
Non importa quanto il “e qualcosa” sia lontano o vicino temporalmente ai giorni nostri. E’ un problema di metodo. E’ un problema di messaggio che traspare e viene assorbito da chi non è addetto ai lavori. La sentenza che esce da questa metodologia legislativa è perentoria e pericolosa:
La Scienza è Immutabile. 
Sono stati fatti degli studi anni fa? bene, allora o il ricercatore era incapace, e si rende necessario rivedere e correggere il suo lavoro, oppure, se le persone in questione sono davvero i migliori esperti in materia (plausibile vista la delicatezza dell’argomento), non vi sarà mai più bisogno di correggere quei risultati.
La scienza però evolve. Evolvono conoscenze, si affinano teorie, se ne falsificano alcune, se ne adottano altre in sostituzione. Una teoria, per fare un analogia che trovo molto efficace, è una fotografia di un fenomeno. Non è il fenomeno. Ne è solo una sua rappresentazione. E tanto più le nostre macchine fotografiche aumentano la definizione, tante più angolazioni considereremo, tanto più sarà precisa la rappresentazione del fenomeno in esame.
La Scienza evolve.. Basti pensare che meno di 100 anni fa conoscevamo a malapena la nostra galassia, mentre oggi l’universo conosciuto vanta un orizzonte che sta a 90 bilioni di anni luce da noi…
Come è possibile allora instaurare la naturale idea di scienza in fieri nel senso comune attraverso il processo democratico?
Come spesso accade quando si vuol parlare di una norma fatta come si deve ci si riferisce all’Europa.
Al di là di tecnicismi e ideologie politiche quello che voglio sottolineare è il metodo che la Commissione adotta.
Per prima cosa ogni qualvolta si debbano inserire numeri e limiti in norme di carattere puramente tecnico-scientifiche, come la radioprotezione, le energie rinnovabili, i nano-materiali, Commissione Europea si rivolge ai JRC, Centri Comunitari di Ricerca, dove vengono effettuati specifici test scientifici atti a giustificare le decisioni legislative assunte.

Ogni qualvolta che un ricercatore cambia obiettivo, sensore o angolazione della sua macchina fotografica, e da ciò, con esperimenti validati, evidenzia aspetti più sottili, affina tecniche di misura legate ad una norma, la norma stessa prevede che il team di ricerca emetta un documento ufficiale con i nuovi limiti e metodi da adottare. Semper in Fieri! 

Il secondo forte messaggio che nasconde un necesse est in materia di cultura scientifica come promotore della cultura stessa, è il progetto Horizon.

L’ultimo programma quadro, cos’ è chiamato, Horizon 2020 è un piano di finanziamento per la ricerca a livello Europeo, con il chiaro obiettivo di favorire la collaborazione tra enti di ricerca, università e aziende nell’ottica di basare sul progresso scientifico anche il progresso economico e sociale di questa “accozzaglia” di stati che condivide da 2000 anni la nomea di regina tra le terre genitrici di cultura e di progresso scientifico.

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